Cos’è l’esposizione in fotografia?

Possiamo inizialmente pensare all’esposizione come al rapporto tra la quantità di luce della scena che stiamo fotografando e le tre impostazioni di scatto fondamentali: apertura, ISO, tempo di esposizione, che influenzano in sostanza la quantità di luce che entra nell’obiettivo e viene quindi impressa nel sensore. Il risultato di questo rapporto è ciò che determina la “luminosità” dell’immagine prodotta, o in altre parole appunto: l’esposizione.

Cerchiamo di fare degli esempi pratici così da interiorizzare subito il concetto.

Prendiamo ad una situazione in cui abbiamo poca luce, come un evento serale: per non rischiare di ottenere una foto scura, quindi un’esposizione non corretta, saremo costretti ad “aumentare” la quantità di luce che viene impressa nel sensore. L’esempio contrario sarà una foto scattata durante un sole estivo: in questo caso avremo molta più luce, e dovremo quindi “diminuirne” la quantità immagazzinata per non ottenere un’immagine troppo chiara, cioè “sovraesposta”.
Gli strumenti che utilizziamo per regolare la quantità di luce immagazzinata sono appunto i tre cardini del triangolo dell’esposizione: Apertura, Velocità dell’otturatore, ISO.

NB: i termini “aumentare” e “diminuire” sono termini relativi e adatti al solo scopo di rendere chiaro il concetto di base. Non esiste ovviamente un parametro “standard” di esposizione a cui riferirsi.

 

Esempio di esposizione lunga con poca luce
Fotografia notturna scattata a f14, velocità otturatore 30s, iso 100

 

Il “triangolo dell’esposizione”: i 3 cardini dell’esposizione

L’esposizione è determinata da 3 fattori, e quindi da 3 impostazioni fondamentali presenti su ogni macchina fotografica, sia digitale che analogica: apertura, velocità dell’otturatore, ISO. Li ritroverai su qualsiasi modello, sia Nikon, Canon, o Sony, e anche nelle vecchie analogiche, con l’unica differenza che l’ISO in questo caso è una proprietà insita del rullino.
Come abbiamo visto, ciascuno di essi influisce sulla quantità di luce che entra nella macchina viene impressa sul sensore, ma non solo: ognuno ha degli effetti secondari (ma importantissimi) sull’immagine finale. Analizziamoli separatamente:

Tempo di esposizione (shutter speed)

Cosa succede quando premiamo il bottone dello scatto? L’otturatore si apre (pensiamo all’otturatore come ad una sorta di foro apribile che impedisce alla luce di entrare nel sensore), la luce entra e si imprime nel sensore (o nel rullino).
Capiamo quindi facilmente che cos’è il tempo di esposizione: il tempo durante il quale l’otturatore rimane aperto, permettendo alla luce di arrivare al sensore. Naturalmente più lungo sarà il tempo durante il quale l’otturatore rimane aperto, maggiore sarà la quantità di luce immagazzinata. La velocità dell’otturatore è misurata in secondi, o frazioni di secondi, come 1/200s, 1/125s, 1s, 2s, eccetera, ed è così che la ritroverete tra le impostazioni della vostra macchina.

 

Impostare velocità dell'otturatore su Nikon
Impostazione tempo di esposizione su Nikon (D3300)

 

Perchè allora non usare solamente il tempo di esposizione per regolare la mia esposizione?

Come dicevamo, il tempo di esposizione, o velocità dell’otturatore, ha effetto anche su altre caratteristiche dell’immagine e non può essere aumentato a piacimento in ogni occasione. Partiamo da questo assunto: per tutto il tempo durante il quale l’otturatore rimane aperto, la macchina fotografica continuerà ad immagazzinare luce. Non tutti i soggetti quindi sono “adatti” ad esposizioni relativamente lunghe, in particolar modo: i soggetti in movimento. Vediamo perchè con degli esempi pratici.

Immagine sfuocata
Immagine sfocata

Primo esempio: immaginiamo di voler fotografare una persona in movimento. Ipotizziamo di utilizzare una velocità di 1 secondo, otterremo un’immagine come questa. Questo accade perchè durante quel secondo la persona si muove, e il sensore imprimerà ogni “istante” di quel movimento su un’unica immagine finale che risulterà ovviamente sfocata.

 

 

 

Camera shake

Secondo esempio: immaginiamo di voler fotografare in una situazione con poca luce. Ipotizzando di nuovo un tempo di esposizione di 1s (1 secondo), otterremo un’immagine come questa. In questo caso però non stiamo fotografando oggetti in movimento! Perchè accade?Accade perchè seppur il soggetto sia statico, il fotografo non lo è. Il fenomeno è il cosiddetto “camera shake”, proprio perchè è il fotografo a muovere la macchina fotografica causando l’effetto. Il camera shake può essere dovuto anche a micro-movimenti come il naturale tremolio delle nostro mani, oltre che al vero e proprio movimento della macchina fotografica durante il tempo in cui l’otturatore rimane aperto.
Anche se abbiamo un soggetto statico quindi, non possiamo oltrepassare certe velocità di esposizione (circa 1/160) a causa del nostro naturale movimento in quanto esseri umani.

 

light trails fotografia
In questo caso, otteniamo un effetto desiderabile e largamente utilizzato, chiamato “light trails”, o scie di luce.

Terzo esempio: in questo caso utilizziamo un treppiede, non abbiamo quindi il problema del “camera shake”.
Immaginiamo di essere in una situazione molto buia, e ipotizziamo di lasciare l’otturatore aperto per tanto tempo, diciamo 30 secondi. Come sempre, tutta la luce che “passerà” davanti alla nostra macchina in questi 30 secondi sarà impressa nella nostra immagine. Le luci delle macchine, che sono oggetti in movimento saranno estremamente sfocate, mentre i pali lungo la strada, oggetti statici, saranno in-focus. In questo terzo esempio sfruttiamo il tempo di esposizione per ottenere un effetto desiderato.

 
Quale velocità posso utilizzare per non avere foto sfocate?

Questo ovviamente dipende dalla velocità a cui si muove ciò che vogliamo fotografare, e a cui ci stiamo muovendo, ma ci sono alcuni principi da cui si può partire:

Soggetti statici:

Per fotografare un soggetto statico come un paesaggio o un edificio dovremo affrontare solamente il problema del “camera shake”, cioè del semplice movimento o tremolio nostro o delle nostre mani. Questo causerà un tremolio nella macchina fotografica (che ricordiamolo, è molto sensibile!) a velocità dell’otturatore “troppo basse”.

Scattando a mano e da fermi, la linea guida è di restare a velocità più alte di circa 1/125.

Scattando con un treppiede, non avremo più il problema del camera shake, e potremo quindi aggiustare la velocità a piacimento. Ora capite perchè un treppiede è così importante per un fotografo!

Soggetti in movimento:

Qui la questione è molto più complicata, perchè molto dipende dalla velocità del soggetto che vogliamo fotografare. Per le situazioni più comuni, come persone in lieve movimento, rimanere oltre 1/125 è un buon punto di partenza.
Il discorso cambia quando vogliamo fotografare soggetti più veloci, come uno schizzo d’acqua: in questi casi il discorso è più tecnico. Il concetto alla base è che nella maggior parte dei casi non è possibile raggiungere la velocità di scatto richiesta solo utilizzando la velocità dell’otturatore, ma verranno utilizzati dei flash speciali. Nella maggior parte delle macchine infatti, si consiglia di non superare 1/250, massimo 1/300, o l’otturatore non avrà tempo di aprirsi completamente, lasciando i bordi della nostra immagine più scuri.

La velocità richiesta dipende anche da altri fattori, come la lunghezza dell’obiettivo o, quando avremo imparato a controllarla al meglio, anche da vari effetti che possiamo scegliere di dare alla nostra fotografia attraverso le varie impostazioni.


Apertura (aperture)

Sappiamo che la luce entra nell’obiettivo della macchina da un piccolo foro, chiamato “diaframma”. L’apertura del diaframma può essere regolata per immagazzinare più o meno luce. Ovviamente, più il diaframma sarà aperto più luce entrerà nello stesso lasso di tempo. E’ misurata, e così la ritroverai sulla tua macchina fotografica, in F-Stop, o semplicemente “F” ed un numero progressivo, più è alto il numero più il diaframma è chiuso, quindi immagazzineremo meno luce nello stesso lasso di tempo.

 

Impostazione Apertura su Nikon (D3300)
Impostazione Apertura su Nikon (D3300)

 

Ho già capito che ci sarà anche un effetto secondario al cambiamento dell’apertura!
Esattamente, è ciò che viene detto “pronfondità di campo”, o depth of field.

Hai mai notato quei bellissimi sfondi completamente sfocati, con il soggetto a fuoco che risalta in primo piano (spesso un volto)? E’ un effetto dovuto alla profondità di campo. Per capire cosa sia la profondità di campo, possiamo inizialmente immnaginarcelo come l’area della fotografia che rimane a fuoco. Vediamo un esempio pratico

Esempio di depth of field o profondità di campo
Scattata con lente Sigma macro 105mm, f4

 

Come potrai osservare abbiamo un punto o una piccola area in cui l’insalata è a fuoco, mentre dietro e davanti l’immagine è sfocata. In questo caso la foto è scattata utilizzando un’apertura abbastanza “larga”, oltre ad una lente di media lunghezza (cosa che influisce a sua volta sulla profondità di campo).

La profondità di campo quindi sarà tanto maggiore quanto più chiuso sarà il diaframma, ovvero all’aumentare dell’indicatore “F”, e viceversa.

Se vogliamo avere una zona a fuoco più ampia, o per meglio dire più profonda, dovremo utilizzare F-stop alti, come f11, f14, e via dicendo, viceversa per avere dei bellissimi sfondi sfocati dovremo utilizzare aperture molto basse, come F/1.4

La profondità di campo varia anche con altri fattori, come la lunghezza dell’obiettivo, la grandezza del sensore della nostra macchina, eccetera, ma sono secondari e possono confondere quando si è alle prime armi.

Passiamo agli esempi pratici!

Nella fotografia, come detto, non ci sono regole universali, ma anche qui abbiamo delle basi da cui partire a fare esperienza. I fotografi di paesaggi, ad esempio, spesso utilizzano aperture molto chiuse, per poter avere gran parte della scena a fuoco. Questo come abbiamo imparato diminuisce notevolmente la luce che entra nell’obiettivo, perciò molti “rimediano” impostando una velocità di otturatore molto bassa, come 5 secondi, 20 secondi o anche più, cosa che richiederà naturalmente l’utilizzo di un treppiede. Stessa cosa per la fotografia del prodotto, o “still life”, anche se con moltissime varianti molto più tecniche, che non affronterò in questo articolo base.
Nella fotografia di ritratto ed affini invece sono spesso utilizzate aperture molto ampie, questo per concentrare l’attenzione sul soggetto che stiamo fotografando, isolandolo dallo sfondo, dandogli risalto e in generale ottenendo un’immagine più “artistica” e meno tecnica.

Con l’esperienza imparerai a sfruttare la profondità di campo e a divertirti creando l’effetto più adatto alle tue immagini.

f18, gran parte dell'immagine è a fuoco
f18, gran parte dell’immagine è a fuoco
f3, lo sfondo dell'immagine è interamente sfocato o fuori fuoco
f3, lo sfondo dell’immagine è interamente sfocato o fuori fuoco

ISO

Possiamo vedere l’ISO come un’impostazione “jolly” che la nostra macchina ci fornisce. Esso ci permette di immagazzinare più o meno luce senza modificare nè Apertura nè Velocità dell’otturatore. Senza scendere nei tecnicismi per spiegare come funzioni l’ISO, ci limitiamo a dire che utilizzando ISO più alti il sensore assorbirà una maggior quantità di luce, non immagazzinandone di più dall’obiettivo quanto aumentando esso stesso la propria sensibilità alla luce.

NB: tecnicamente, l’ISO non fa parte dell’esposizione, non modificando la quantità di luce che in sostanza entra nell’obiettivo. Rimane però comodo inizialmente pensare ad esso come componente fondamentale dell’esposizione fotografica perchè influisce, in ogni caso, sulla luminosità dell’immagine ottenuta (e quindi, sull’esposizione).

Impostazione ISO su Nikon (D3300)
Impostazione ISO su Nikon (D3300)

 

Può sembrare bellissimo (e in certi casi lo è), ma anche l’ISO si porta dietro i suoi effetti collaterali.

Quello che noterai maggiormente all’aumentare dell’ISO è chiamato “rumore”, o “noise”. In casi di rumore elevato l’immagine risulta sgranata, soprattutto nelle zone più scure, come in questo esempio

ISO basso
ISO basso
ISO alto
ISO alto

 

 

 

 

 

 

 

Usare ISO troppo elevati inoltre riduce il Range Dinamico del nostro sensore, che è in pratica l’ampiezza dello spettro di luce che il sensore riesce a catturare, dalle ombre più scure agli “highlight”, le zone più chiare (come il lato destro delle candele nell’esempio) e più in generale riduce le prestazioni dei nostri sensori, finendo anche per rovinare i colori e l’intera immagine.

Utilizzando ISO bassi la nostra immagine avrà una qualità complessiva molto più alta, e dobbiamo sempre cercare di utilizzare l’ISO più basso possibile per ogni situazione, senza vincolarci però compulsivamente ad esso.

Quale ISO posso utilizzare?

Questa è una di quelle cose che dividono le macchine più costose e performanti, come una d850 (Nikon), da quelle più economiche, come la mia fidata D3300. Quando abbiamo un sensore di qualità possiamo arrivare anche a ISO di 6400 o più, consentendoci di scattare anche in situazioni di poca luce senza treppiede o altri accorgimenti. Nelle economiche invece il mio consiglio è di non superare 400, massimo 800, se non costretti dalla situazione. Come detto però, questo varia tantissimo da modello a modello, per cui è difficile fornire dei numeri esatti. In questo caso è necessario conoscere la propria macchina fotografica e sapere preventivamente fino a quali ISO possiamo spingerci senza rendere inutilizzabile un’immagine.

Nella fotografia del prodotto, saremo in ciò che si dice un “ambiente controllato”, dalle luci al treppiede. Non avremo quindi limiti con le impostazioni di velocità dell’otturatore o altro, per cui utilizzeremo solamente gli ISO più bassi come 100 o 200.

NB: L’utente più esperto giudicherà le spiegazioni approssimative, ma come ho già detto il tutorial è rivolto a chi sta facendo i primi passi nel mondo della fotografia, e sta cercando di orientarsi dentro un mare di informazioni. Una volta interiorizzati i concetti, sarà anche più semplice comprenderne i tecnicismi in modo più approfondito.

 

 

Nel prossimo capitolo vedremo diverse modalità semi-automatiche o totalmente manuali con cui potremo avere un’esposizione corretta.

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