Iniziare a scattare fotografie still life da catalogo o ecommerce, anche in casa e con una bassissima spesa, è possibile! Vediamo come.
Fotografare oggetti per cataloghi, ecommerce e similari, quasi sempre significa realizzare serie immagini abbastanza tecniche e poco emozionali, spesso su sfondo bianco e con un tipo di illuminazione relativamente uniforme sul soggetto.
Attenzione però, questo non significa rinunciare a seguire tutta quella serie di regole (o tecniche) che contribuiscono alla creazione di un’immagine di alta qualità, anzi! Proprio perchè siamo chiamati a riprodurre ed esaltare un singolo oggetto sarà necessario prestare ancor più attenzione alle regole (o alle tecniche) alla base di una fotografia di alto livello.
Come alcuni già sapranno, la stragrande maggioranza di queste regole sono relative all’illuminazione, e questo genere non fa certo eccezione. Iniziamo quindi dal parlare di luci e illuminazione.
Come illuminare soggetto e sfondo per la fotografia still life da catalogo
Luce principale: posizione e qualità
La tecnica di illuminazione di base, oltre alla più diffusa, prevede l’utilizzo di due luci. La prima sarà la nostra “main light” (luce principale), posizionata lateralmente o diagonalmente rispetto al soggetto.
La primissima regola da seguire, infatti, è proprio questa: più la luce principale è perpendicolare al soggetto, più aumenterà il contrasto della nostra immagine, e quindi la tridimensionalità percepita dell’oggetto e la resa delle texture.
Viceversa, più la fonte di luce è frontale, minore sarà il contrasto tra luci e ombre, restituendo in ultima istanza un’immagine più “piatta”.
L’angolazione della luce quindi, verrà scelta di volta in volta a seconda del “look” che intendiamo dare alla nostra immagine, oltre che alle caratteristiche intrinseche dell’oggetto che stiamo fotografando.
Oltre alla direzione, vi è un secondo aspetto molto importante da considerare: la morbidezza (o durezza) della luce.
Quasi tutti già sapranno che spesso nella fotografia di prodotto (a livello basilare) si utilizzano dei softbox, ma perchè? Proprio per la qualità della luce (ed in parte, anche la direzione) che produce: una luce cosiddetta morbida, una luce ovvero che crea transizioni morbide tra gli highlight e le shadow (luci e ombre).
Senza scendere troppo in tecnicismi, essendo una guida rivolta più che altro ai principianti, dobbiamo comunque spiegare anche che la morbidezza o durezza della luce sono direttamente collegate alla dimensione della fonte di luce relativamente alla distanza tra essa e il soggetto. Un softbox crea una luce morbida perchè è, solitamente, piuttosto grande rispetto ai soggetti e posizionato relativamente vicino ad essi, ma anche un softbox di grandi dimensioni può restituire una luce dura quando posizionato troppo lontano rispetto al soggetto (e, ripetiamo, alle sue dimensioni).
Luce/luci secondarie
Sul lato opposto alla nostra luce principale utilizziamo un riflettore, ovvero una superficie solitamente bianca, argento o color oro che, in sostanza, riflette parte della luce principale sul soggetto.
Un riflettore ci darà naturalmente un’illuminazione di intensità inferiore rispetto alla fonte di luce, che è esattamente l’effetto che cerchiamo! Esso infatti ci permetterà di fare ciò che si dice “riempire le ombre”, ovvero illuminare le nostre zone d’ombra che altrimenti rimarrebbero totalmente nere, ma al contempo mantenendole sempre più scure delle nostre zone chiare (highlights) e così mantenendo il contrasto nell’immagine, che è fondamentale per la resa della tridimensionalità e delle forme.
E’ possibile inoltre regolare anche la quantità di luce che arriva dal riflettore semplicemente spostandolo più lontano e più vicino al soggetto: in pratica, una fonte di luce estremamente economica e versatile!

Comprendere questi concetti richiede di pensare in rapporti di luminosità tra le fonti di luce ed in fstop. In fotografia non esiste un livello “zero” o un livello “medio” a cui relazionarsi quando diciamo “più luminoso” o “meno luminoso”, sono concetti relativi al rapporto tra l’intensità della luce e l’esposizione stessa.
Illuminare lo sfondo
L’illuminazione dello sfondo è una componente molto importante per la fotografia da catalogo (su sfondo bianco) per due esigenze principali: separare il soggetto dallo sfondo stesso ed ottenere la colorazione, o l’illuminazione, desiderate per lo sfondo stesso.
Come ottenere la separazione tra sfondo e soggetto:

di nuovo, senza scendere in tecnicismi, avremo un soggetto nettamente separato dallo sfondo quando utilizzeremo fonti di luce diverse per ciascuno dei due. Viceversa più luce sarà “condivisa” tra soggetto e sfondo più il primo si “mischierà” al secondo, effetto che si renderà molto evidente nei contorni del nostro soggetto, come nell’immagine a fianco (in questo caso, lo sfondo riflette luce sui contorni del soggetto, eliminando la separazione).
Le regole base in questo caso sono quindi utilizzare fonti di luce diverse tra sfondo e soggetto e posizionare il soggetto quanto più lontano dallo sfondo, così da eliminare qualsiasi “contaminazione”.
Come ottenere uno sfondo bianco:
per la macchina fotografica, un soggetto bianco non è altro che un soggetto sovraesposto, ovvero “troppo illuminato”. Da qui capiamo facilmente che uno sfondo bianco non è altro che uno sfondo illuminato maggiormente rispetto all’esposizione che abbiamo impostato (spesso l’esposizione ottimale del soggetto principale) per il soggetto.
Più precisamente, per ottenere uno sfondo bianco, dobbiamo creare una differenza di circa 2fstop o più tra il soggetto e lo sfondo stesso. Traducendo in termini “reali”, dobbiamo illuminare lo sfondo con una luce di 2fstop più potente di quella riservata al soggetto principale.
Il rischio contrario in cui possiamo incorrere è infatti di illuminare “eccessivamente” lo sfondo, cosa che non porta alcun vantaggio (non esiste infatti niente di più bianco del bianco puro) ma che invece aumenta il rischio di contaminare il soggetto con la luce riflessa dallo sfondo, specialmente quando è bianco.
Come ottenere uno sfondo grigio:
possiamo facilmente creare uno sfondo grigio utilizzando sia un fondale grigio che uno bianco, sia nero. Sembrerà strano se non siamo abituati a ragionare secondo gli schemi della fotografia, ma non è difficile da comprendere: uno sfondo grigio infatti non è altro che uno sfondo illuminato con una quantità di luce sufficiente perchè non sia totalmente nero, e inferiore a quella che lo renderebbe totalmente bianco, tutte le altre gradazioni di luminosità tra neri e bianchi sono considerate come “grigio”.
Come ottenere uno sfondo nero:
una volta compresi gli esempi precedenti non è difficile immaginarsi come creare uno sfondo completamente nero. Esso non è altro che una superficie su cui non arriva alcuna luce, o nel caso della fotografia una superficie su cui arriva una luce inferiore di diversi fstop rispetto al nostro soggetto. E’ possibile quindi creare uno sfondo nero anche partendo da un fondale bianco, anche se in generale utilizzare un fondale già nero ci faciliterà non poco il compito di eliminare qualsiasi fonte di luce che arriva ad esso.
Bonus: come rendere completamente bianca anche la base su cui appoggia il soggetto
se se già riuscito ad ottenere uno sfondo bianco, probabilmente ti sarai chiesto come rendere bianca anche l’area sotto il soggetto, che altrimenti rimarrà, nella maggior parte dei casi, grigia. Si può fare utilizzando una superficie riflettente come base per l’oggetto, superficie che riflette il bianco dello sfondo e si renderà quindi a sua volta completamente bianca senza dover essere illuminata direttamente.
Possiamo usare materiali professionali, anch’essi reperibili con poca spesa, o del semplice plexiglass bianco. Personalmente, utilizzo spesso questo modello: un ottimo compromesso tra prezzo e resa, considerando che il plexiglass si riga facilmente e quindi va sostituito piuttosto spesso.
Quale fondale scegliere?
La scelta del fondale è un discorso estremamente ampio e variegato, per cui abbiamo anche riservato un articolo a parte, ma è possibile restringere un pò il cerchio: il colore, come abbiamo capito, dev’essere grigio (possibilmente grigio scuro come i granite o i carbone), così da permetterci la massima versatilità.
Un buon fondale deve inoltre restituire, quando illuminato, sfumature morbide e uniformi e, possibilmente, farlo senza riflettere troppa luce sul soggetto.
Per questo aspetto, il materiale con cui è costruito è fondamentale: come linea generale evitare i fondali in tessuto.
Un buon fondale deve essere anche (relativamente) economico, sia da acquistare sia da gestire, quindi (per il momento) scordiamoci gli sfondi in vinile stile Oliphant Studio (per capirci, quelli di Annie Liebovitz e di numerose copertine di Vogue).
Il tipo di fondale che soddisfa meglio le esigenze appena descritte, a mio avviso, è un fondale in carta, grigio granite e di buona qualità costruttiva, distribuito dalla Manfrotto e con prezzo inferiore ai 100€ (per 2.7x10mt di materiale circa!): il fondale in carta Colorama grigio granite.
L’opzione della terza fonte di luce
A volte ci capiterà di imbatterci in situazioni che richiederanno una terza fonte di luce, ad esempio quando necessitiamo di illuminare il soggetto anche da sopra, ad esempio in caso di fotografie a 45° o oggetti di forma particolare.
La terza luce è inoltre una fonte di luce spesso piuttosto versatile e con cui, in alcuni casi, possiamo sbizzarrirci un pò: può permetterci di avere un’ulteriore fill light (per riempire le ombre), di illuminare le superfici dove spesso troviamo logo o dettagli importanti, creare un ulteriore effetto di separazione tra soggetto e sfondo o highlight interessanti sui lati di un oggetto, tanto per citare alcuni tra gli utilizzi più diffusi.
Pur non essendo strettamente necessaria a delle fotografie di prodotto basiche, avere questa possibilità rappresenta sicuramente un passo in avanti importante ed una garanzia di poter affrontare diverse “sfide” fotografiche in più.
Quale tipo modificatori di luce utilizzare
Possiamo realizzare splendide fotografie anche con delle comuni luci da casa, abajour, luci a LED, eccetera. Ovviamente però approdare alle soluzioni dedicate alla fotografia, anche quelle più economiche, offre dei vantaggi non indifferenti, ma non è comunque strettamente necessario.
Ciò che è fondamentale è invece avere la possibilità di modellare (modificare) la luce fino ad ottenere l’effetto più desiderabile per il soggetto che stiamo fotografando, ed è proprio qui che consiglio fortemente di investire i primi budget. Non esiste infatti nulla di più impattante di questo sul risultato finale, nè obiettivi, nè corpi macchina, eccetera.
Le soluzioni per modificare la luce sono innumerevoli, ma in questo specifico articolo ci rivolgiamo a chi sta muovendo i primi passi nella fotografia still life e di prodotto e quindi cercheremo di concentrarci sulle soluzioni più economiche e versatili con cui possiamo ottenere buoni risultati senza investimenti eccessivi. Col tempo poi, svilupperete notevolmente la vostra attrezzatura fino ad arrivare a possedere softbox di diverse dimensioni, riflettori con griglie a nido d’ape anch’essi di diverse dimensioni, diffusori, stripbox (softbox più stretti), octabox e perfino dei beauty dish.
Iniziamo quindi da un modificatore di luce economico, estremamente versatile e che permette di fotografare sia oggetti opachi che riflettenti (che richiedono tecniche piuttosto diverse tra loro) ed anche di dimensioni maggiori, inoltre compatibile con qualsiasi fonte di luce: il diffusore, o un pannello diffusore.
Il diffusore (diffuser o “scrim”)
Per vedere la guida completa ai diffusori fotografici, segui questo link!
Un diffusore, in sostanza, è una superficie che, quando attraversata dalla luce, ne modifica le sue qualità basilari, quindi dimensione, morbidezza e direzione (qualità, come vedrete, collegate tra loro, ma non confondiamoci subito le idee!) ed è proprio da qui che nasce la sua versatilità.
Un diffusore può infatti trasformare una fonte di luce piccola e dura in una estremamente morbida e lo fa garantendoci anche un elevato controllo sulle sue qualità, appena descritte. Vogliamo ottenere una luce molto morbida? E’ sufficiente allontanare la fonte di luce dal diffusore e/o avvicinare il diffusore al soggetto. Vogliamo ottenere una sfumatura su un oggetto riflettente? Basta posizionare il diffusore al giusto angolo di riflesso e creare su di esso la sfumatura che preferiamo. Dobbiamo illuminare un oggetto trasparente? Nessun problema, sarà sufficiente posizionare il diffusore dietro di esso.
Per muovere i primi passi infatti è addirittura possibile creare un diffusore con del semplice cartone (per la struttura esterna) e della carta da forno o carta velina. Il mio consiglio però è di non darsi troppo al fai da te perchè esistono diffusori entry-level molto economici sul mercato, vediamone alcuni:
Diffusore circolare Mondpalast 5 in 1 (diffusore + riflettori argento, oro e bianco)
Diffusore/riflettore 5 in 1 ovale Neewer 120×180 (diffusore + riflettori argento, oro e bianco)
Diffusore/riflettore 5 in 1 Neewer 150×200 (ideale per oggetti di maggiori dimensioni e persone )

Esistono poi le soluzioni più professionali, come la mia preferita: la Savage, o Tetenal, translum heavyweight, di cui abbiamo trattato nell’articolo dedicato ai diffusori di tutte le fasce di prezzo. Il diffusore infatti non è solo un’ottima soluzione per i principianti, ma un componente fondamentale a qualsiasi livello.
La differenza tra queste e le soluzioni più economiche risiede soprattutto nella qualità della sfumatura che crea quando illuminata, o il suo “effetto diffusione”.
I softbox, stripbox, octabox
Il passo successivo all’acquisto di un diffusore è quasi sempre iniziare ad acquistare modificatori di luce come softbox e tutte le sue varianti (gli stripbox sono softbox più stretti, ideali per creare highlight più stretti come su bottiglie, ad esempio. Gli octabox al contrario sono softbox rotondi, spesso di dimensioni medie/grandi, adatti a creare una luce molto morbida).
Possiamo utilizzare un softbox, anche senza pannello diffusore, se dobbiamo fotografare oggetti opachi o semiriflettenti, possiamo altresì accoppiarlo con gli stessi pannelli per creare effetti di vario genere su superfici riflettenti, inoltre sono utili per quasi tutti i generi fotografici e possono quindi rappresentare comunque un buon investimento.
Attenzione però: i softbox necessitano naturalmente di essere agganciati ad un flash, a differenza dei diffusori che sono unità a sè stanti, quindi richiedono di essere già in possesso di flash da slitta con specifici supporti, o flash da studio.
Quale tipo di fonte di luce utilizzare: le soluzioni più economiche
Una tra le fonti di luce più economiche e che potrà garantirci risultati decenti sono le moderne lampadine a LED. Costano poco, consumano poco, non si surriscaldano e hanno la potenza necessaria al nostro scopo. E’ inoltre possibile trovarne dei modelli che creano una luce cosiddetta “spot”, mimando l’utilizzo di una parabola riflettore o una griglia a nido d’ape. Questi tipi di lampade creano una sfumatura centrale ideale per l’utilizzo in combinazione con un diffusore. Oltretutto esistono dei modelli che hanno anche una temperatura di colore fredda o bilanciata (5600k-6000k circa). I modelli da cercare sono i cosiddetti PAR38 o “spotlight”.
Questi sono quelli che ho utilizzato personalmente anche per alcune fotografie di gioielli con grande soddisfazione: faretto LEDLUX PAR38.
Quando poi saremo pronti a passare a soluzioni professionali, approderemo necessariamente ai flash da studio, per i quali abbiamo riservato un articolo dedicato.
Come ottenere colori perfetti
Il requisito fondamentale è innanzitutto di utilizzare luci della stessa temperatura, o avremo inevitabilmente delle dominanti gialle o blu sul soggetto difficilmente riparabili anche in post produzione.
Una volta che avremo il giusto set di luci, il secondo passo è impostare il giusto valore di bilanciamento del bianco. Questo ci permette non solo di assicurarci di avere un corretto livello di bianco, come il nome suggerirebbe, ma l’intera scala di colori della nostra immagine. Impostando un corretto white balance quindi i colori delle nostre fotografie saranno quanto più possibili alla realtà, requisito importantissimo nella fotografia del prodotto.
Le moderne macchine digitali hanno un’impostazione automatica del bilanciamento del bianco, ma questo non sempre ci garantirà i risultati desiderati. Per la fotografia da catalogo il mio consiglio è di acquistare una semplice “carta grigia” o un color checker, ed impostare il bilanciamento del bianco sul grigio della stessa carta, usando la funzione di pre-impostazione della macchina.
La carta grigia è in sostanza una scheda di colore grigio neutrale con cui la nostra reflex (o lightroom/capture one) sarà abile di impostare l’esatto bilanciamento del bianco.
Un color checker è simile ma con un vantaggio in più: una griglia di colori che ci permetterà, attraverso i software di post produzione, di ottenere una calibrazione ancor più precisa di tutta la scala cromatica delle nostre immagini.
Kaavie GC2 – scheda grigia, nera e bianca per l’impostazione del bilanciamento del bianco
Le tende di luce (lightbox)
Una tenda di luce non è altro che un cubo, solitamente bianco e con dei pannelli diffusori ai lati e sopra, uno sfondo bianco ed un ultimo lato aperto, quello da cui scatteremo la nostra fotografia. Illuminandolo con 2 o 3 luci, fornirà un’illuminazione uniforme su tutto il soggetto, riflettendo la luce a 360° sulla sua superficie.
Molti consigliano ai principianti di utilizzare una tenda di luce per realizzare velocemente discrete fotografie di prodotto, io credo che sia un buon consiglio solo in parte, vediamo perchè.
I pro
Come detto, ci permette di ottenere velocemente discrete immagini di piccoli e medi oggetti e utilizzando qualsiasi tipo di fonte di luce.
Ci fornisce diffusori laterali, superiore ed uno sfondo bianco nello stesso accessorio, ed anche a prezzi economici.
Consente di scattare numerose fotografie in poco tempo di oggetti simili, senza preoccuparci troppo anche dell’illuminazione.
I contro
Una tenda di luce fornisce un’illuminazione fin troppo uniforme. Nella maggior parte dei casi eliminerà qualsiasi contrasto tra ombre e chiari, creando quindi un’immagine abbastanza piatta.
Non ci dà la libertà di creare e modificare il nostro setup, ovvero il tipo, la direzione, la dimensione e la diffusione della luce che utilizziamo.
Rende difficile la creazione di zone scure sul soggetto, pratica molto tipica nella fotografia di oggetti riflettenti come gioielli, metalli, eccetera. Non potendo distanziare i diffusori tra loro infatti dovremo creare zone scure in altre modalità, come applicare delle strisce nere direttamente sui pannelli.
Il più delle volte sarà molto complicato ottenere uno sfondo bianco senza intaccare i contorni del nostro soggetto principale, quindi la separazione tra esso e lo sfondo stesso. Come abbiamo visto infatti spesso desideriamo spesso avere il nostro fondale il più lontano possibile dal soggetto ed illuminare ciascuno con luci diverse. Ancor più complicato sarà ottenere sfondi completamente neri o personalizzati.
Alcuni oggetti saranno molto difficili da fotografare con buoni risultati, come ad esempio bottiglie ed oggetti trasparenti, alimenti o composizioni di multipli oggetti.
Più in generale, limiterà l’utilizzo di numerosissime tecniche molto importanti per la fotografia del prodotto.
Va bene per me?
Visto quanto detto, il mio consiglio è di dotarsi di una lightbox solo se si desidera realizzare immagini dignitose, in quantità e velocemente.
Se invece (come spero) il tuo desiderio è di entrare veramente nel mondo della fotografia da studio, migliorare le tue conoscenze, sperimentare e realizzare fotografie più emozionali o più complesse, consiglio di dotarsi da subito di luci, pannelli diffusori, un fondale e riflettori. Questa sarà infatti la porta di ingresso oltre che ad un genere molto divertente, ad una carriera professionale molto più ampia.